In Italia, il 94% degli uomini e delle donne è al di sotto della soglia raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per il consumo di zuccheri aggiunti, ovvero il 10% delle calorie totali. Il 70% è addirittura al di sotto della soglia più restrittiva del 5% delle calorie totali proposta sempre dagli esperti dell’OMS. È l’immagine di un popolazione decisamente virtuosa quella che emerge dalle pagine della rivista European Journal of Nutrition dove sono stati recentemente pubblicati i risultati dello studio LIZ (Liquidi e Zuccheri) dedicato al consumo di zuccheri della popolazione italiana. Lo studio ha coinvolto circa 2000 persone in tutta Italia grazie all’aiuto dei Medici di Medicina Generale che hanno distribuito ai loro pazienti questionari specifici sui consumi alimentari.
I risultati parlano chiaro: in media gli uomini italiani adulti consumano 67 grammi di zucchero al giorno e le donne si fermano a 65, valori entrambi al di sotto di quelli raccomandati dalla principali Linee Guida. Oltre alle già citate raccomandazioni dell’OMS, si possono citare anche quelle italiane dei LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana). Nella loro più recente edizione, i LARN indicano per un uomo adulto con un fabbisogno calorico di 2590 kcal/giorno una soglia di zuccheri pari a 97 grammi/giorno, che scende a 82 grammi/giorno per una donna con un fabbisogno calorico giornaliero di 2200 calorie. Facendo due conti si arriva a un dato incoraggiante: l’85% degli uomini e il 76% delle donne in Italia resta al di sotto di tali soglie.
Molti degli studi sul consumo di zuccheri arrivano dagli Stati Uniti o dai paesi del Nord Europa e analizzano le abitudini di queste popolazioni, mentre i dati sul rapporto con lo zucchero nei paesi mediterranei, Italia inclusa, sono davvero pochi. Anche per questo motivo le informazioni riportate nello studio italiano sono importanti: le abitudini alimentari cambiano tra i diversi Paesi e di conseguenza cambiano anche la quota di zuccheri semplici consumati ogni giorno e le fonti dalle quali questi zuccheri semplici derivano.
Per quanto riguarda il campione analizzato da Franca Marangoni e colleghi, si nota per esempio che le fonti di zuccheri semplici sono ben distribuite a tavola tra singoli alimenti che contengono naturalmente zucchero (frutta, latte, yogurt), zuccheri aggiunti per dolcificare (bevande calde, spremute) e infine zuccheri presenti nei cibi o nelle bevande confezionate. Analizzando più in dettaglio i risultati emerge che una buona percentuale degli zuccheri semplici consumata dagli italiani deriva dalla frutta. Le persone coinvolte nello studio infatti hanno dichiarato di consumare frutta regolarmente (anche se le quantità sono inferiori a quelle raccomandate dalle Linee Guida) e proprio dal fruttosio della frutta è rappresentato il 35-53% degli zuccheri semplici totali consumati.
I 200 Medici di Medicina Generale che hanno preso parte allo studio LIZ non si sono limitati a consegnare il questionario alimentare ai loro pazienti e a ritirarlo una volta compilato, ma hanno anche raccolto informazioni importanti su peso, altezza, indice di massa corporea, misura del girovita, pressione arteriosa e stile di vita (fumo, attività fisica, eccetera) delle persone arruolate nella ricerca. “Da queste informazioni emerge un dato che ci ha almeno in parte stupiti” afferma Andrea Poli, presidente NFI, che poi aggiunge: “Non c’è una correlazione tra consumo di zuccheri semplici e peso, indice di massa corporea o girovita”. In altri termini, anche chi consuma livelli di zucchero più bassi può essere in sovrappeso, a indicare che la fonte primaria dell’eccesso ponderale non è rappresentata da questi zuccheri. “A questo punto sarebbe opportuno condurre altri studi per evidenziare i fattori che, nel tempo, più contribuiscono al sovrappeso e all’obesità nella popolazione italiana” conclude Poli.
Fonte: Marangoni F, et al. Eur J Nutr (2016). doi:10.1007/s00394-016-1215-z