A lanciare un’ennesima stoccata alle cattive abitudini alimentari e alla dieta eccessivamente ricca di cibo spazzatura è una ricerca pubblicata su Obesity, coordinata da Jonathan Cedernaes dell’Università di Uppsala.
Lo studio mostra che nelle persone sane, il consumo di una dieta particolarmente poco salubre si associa ad una cattiva qualità del sonno profondo. E quindi può correlare con una significativa difficoltà ad avere un riposo davvero ristoratore. Insomma: cattiva alimentazione e sonno non soddisfacente, per qualità, viaggiano spesso di pari passo.
Diversi studi epidemiologici hanno messo in luce un rapporto stretto tra componenti della dieta e qualità del sonno, a partire dalle rilevazioni di connessioni tra alimentazione ad alto tenore di zuccheri e sonno meno soddisfacente. Questo studio, in particolare, ha preso in esame 15 soggetti sani, normopeso. Inizialmente i partecipanti sono stati profondamente valutati sulle abitudini del sonno (per far parte della popolazione in esame occorreva dormire mediamente dalle 7 alle 9 ore per notte). Poi è iniziato il vero e proprio “percorso” di confronto dietetico. In ordine casuale, ai partecipanti è stata data sia una dieta più sana che una dieta meno salutare.
Le due diete contenevano lo stesso numero di calorie, adattate al fabbisogno giornaliero di ciascun individuo. La dieta meno sana conteneva un contenuto più elevato di zuccheri e grassi saturi e alimenti più elaborati. I pasti di ciascuna dieta dovevano essere consumati in orari adattati individualmente, che erano abbinati alle due condizioni dietetiche. Ogni dieta è stata consumata per una settimana, mentre i programmi di sonno, attività e pasti dei partecipanti sono stati monitorati a livello individuale. Al termine della settimana di alimentazione “guidata” sono stati eseguiti test del sonno in un centro specializzato. E si è visto che in termini di quantità di sonno non esistevano significative differenze tra chi aveva seguito una dieta con molti alimenti poco salutari e chi invece aveva avuto un approccio più sano a tavola. Ma c’è stata comunque una grande differenze che è emersa prepotentemente, relativa al sonno profondo misurato con esame dell’attività a onde lente.
Si è visto che il sonno profondo è caratterizzato da una minore attività a onde lente dopo assunzione di junk food. Il che significa, a detta degli esperti, che in pratica si potrebbero avere effetti nel tempo sul sonno con un’alimentazione poco sana, considerando proprio quanto si osserva nella polisonnografia con un tracciato di sonno profondo più simile a quello tipico della terza età anche in soggetti giovani.
Se i dati sulla qualità del sonno sono sicuramente nuovi ed interessanti, va detto che il rapporto tra alimenti “spazzatura” assunti in grande quantità e benessere cerebrale è già stato ampiamente studiato. Basti pensare in questo senso ad uno studio degli esperti dell’Università dell’Oregon pubblicato qualche tempo fa su Neurology, che mostra come mentre una dieta contenente molto pesce e vitamine avrebbe un’azione protettiva sul sistema nervoso, gli alimenti ricchi di grassi di origine animale avrebbero invece l’effetto opposto. Nello studio sono stati valutati 104 anziani (età media 87 anni) con pochi fattori di rischio per la malattia di Alzheimer. Ebbene, chi aveva elevati alti livelli di vitamine e di acidi grassi omega 3 (di cui è particolarmente ricco il pesce) nel sangue, hanno presentato un restringimento del cervello inferiore e migliori prestazioni mentali. Al contrario, quanti avevano alti valori dei cosiddetti grassi trans, presenti soprattutto negli alimenti tipici dei fast food, avevano più frequentemente segni nel cervello che potevano far pensare alla malattia di Alzheimer. Non solo: anche i punteggi ai test psicologici sono risultati migliori in quanti avevano meno acidi grassi trans nel sangue, a riprova dei vantaggi di una sana alimentazione per la funzione del sistema nervoso nella terza età.