Siamo abituati a pensare al cibo come fonte di energia e di materiale per costruire il nostro organismo, ma raramente ci fermiamo a pensare che tra gli organi che vengono influenzati nel loro sviluppo e funzionamento dal cibo il cervello, e più in generale il sistema nervoso, occupa un posto di primo piano. Il cervello è infatti un organo incredibilmente attivo dal punto di vista metabolico e anche per questa ragione l’alimentazione riesce a influenzarne momento per momento l’attività. Come descritto più in dettaglio nella rubrica Focus On, il cibo può innescare una serie di cambiamenti nei livelli disponibili di molecole (ormoni, neurotrasmettitori, eccetera) capaci di modulare le attività cerebrali, ma numerose ricerche hanno dimostrato che ciò che mangiamo è in grado di modificare anche la struttura del cervello, oltre al suo funzionamento.
Uno studio pubblicato recentemente su Frontiers in Behavioral Neuroscience si concentra sulla plasticità neuronale, ovvero sulla capacità del sistema nervoso di modificarsi per adattarsi agli stimoli che provengono dall’ambiente circostante, inclusa l’alimentazione. “Una dieta ricca di grassi ha un impatto negativo importante sulla plasticità neuronale” spiegano gli autori. Inoltre, gli studi epigenetici (che valutano modifiche del DNA non legate alla sequenza delle basi che compongono la molecola) suggeriscono che con il cibo è possibile apportare modifiche nell’espressione dei geni che regolano diverse funzioni cerebrali e che tali modifiche possono anche essere trasmesse alle generazioni future.
Sono molti i processi neurologici influenzati dall’alimentazione e i diversi tipi di alimenti giocano ruoli specifici nel determinarli. Il concetto non è nuovo e numerosi studi hanno nel tempo chiarito i meccanismi attraverso i quali le scelte nutrizionali modulano struttura e attività del sistema nervoso. Ecco alcuni esempi.
Lipidi. Fino a qualche tempo fa si pensava che una dieta ricca di grassi “buoni”, tra i quali i ben noti omega3, fosse importante per la salute cerebrale in modo indiretto, cioè attraverso i suoi effetti a livello cardiovascolare. Oggi però si parla anche di un effetto diretto: gli acidi grassi “buoni” rappresentano infatti una componente fondamentale delle membrane cellulari dei neuroni e la loro carenza può compromettere il corretto funzionamento delle cellule nervose e la loro capacità di stabilire connessioni. Di contro, un’alimentazione troppo ricca di grassi trans o saturi (quelli “cattivi”) ha effetti negativi sulle capacità cognitive, con meccanismi che in alcuni casi sono indipendenti da resistenza all’insulina e obesità.
Calorie. Anche la quantità di energia assunta con il cibo (calorie) è importante per il cervello. Se è troppo elevata si riduce la plasticità sinaptica e aumenta la vulnerabilità delle cellule agli attacchi dei radicali liberi, mentre se si mantiene su livelli moderati può proteggere il cervello riducendo i danni dello stress ossidativo su proteine, lipidi e acidi nucleici.
Chi non ha mai sentito parlare di stress ossidativo, radicali liberi e sostanze antiossidanti? L’attenzione dei ricercatori si concentra da anni sui vantaggi per la salute di un’alimentazione ricca di sostanze antiossidanti, e in particolare dei polifenoli, molto utili anche a livello del sistema nervoso oltre che cardiovascolare. Si tratta di molecole presenti in frutta e verdura, e loro derivati.
I polifenoli sono noti soprattutto per la loro capacità antiossidante, vale a dire la capacità di combattere l’azione dei radicali liberi, molecole che si formano naturalmente nell’organismo e lo possono danneggiare, ma un numero crescente di ricerche assegna loro altri ruoli importanti per la salute del cervello: proteggono i neuroni dai danni creati dalle neurotossine, riducono la neuro-infiammazione e potrebbero anche aiutare la memoria, l’apprendimento e le funzioni cognitive agendo anche a livello del DNA. Bisogna però ricordare che non sempre gli studi sulla supplementazione di polifenoli hanno dato risultati di efficacia; una dieta ricca di frutta e verdura è la fonte principale di queste molecole.
Fonti:
1. Meeusen R. Sports Med. 2014 May;44 Suppl 1:S47-56.
2. Morin JP. Front Behav Neurosci. 2017 Feb 14;11:19.
3. Gómez-Pinilla F. Nat Rev Neurosci. 2008 Jul;9(7):568-78.