Quanto pesa il microbiota del latte materno sul benessere del bimbo

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Pensate che il latte materno sia sterile, come a lungo si è reputato? Dovete ricredervi. Detto che l’allattamento al seno è basilare per il neonato, non bisogna dimenticare che al suo interno è presente un microbiota specifico, che aiuta a ridurre l’incidenza e la durata delle gastroenteriti, protegge dalle infezioni respiratorie, influenza il rischio di sviluppare allergie, favorisce la formazione di un sano microbiota nel bebè. Ma come nasce questo microbiota? E che peso può avere nel benessere del bimbo?

Una risposta arriva da una ricerca italiana, condotta da esperti dell’Università di Milano e della Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, apparsa su European Journal of Pediatrics.

Perché occorre studiare il latte di mamma

 

La composizione del latte materno, alimento ideale per le prime fasi di sviluppo del bebè, appare sempre più importante per definire le caratteristiche del microbiota del bimbo e dell’adulto che sarà. Al suo interno sono presenti, come si legge dall’articolo scientifico, non solo batteri, ma anche virus, funghi e lieviti e generi minori, che arrivano a definire una complessità estremamente importante. Certo è che sono diversi gli elementi che entrano in gioco nella composizione di quello che viene definito il “primo alimento” a partire da caratteristiche della nutrice, del neonato, dell’ambiente. La trasmissione di microrganismi al bambino attraverso l’allattamento al seno può avere un impatto sulla sua salute presente e futura, modellando principalmente il microbiota del tratto gastrointestinale e il sistema immunitario.

In questo senso, anche la donazione di latte diventa un fattore da considerare con attenzione, soprattutto in chiave di processi che porteranno allo sviluppo di un microbiota vario e composito nel bimbo che cresce. In questo senso, l’allattamento al seno è un passaggio che contribuisce a disegnare il benessere nel tempo, in una logica che vede il “percorso” in cui il bimbo viene al mondo e l’alimentazione nei primissimi mesi di vita come step fondamentali nella definizione delle popolazioni batteriche che poi “abiteranno” prevalentemente l’intestino del piccolo. In chiave preventiva, due sono gli elementi su cui la scienza ha trovato un accordo. Se possibile, meglio partorire per via naturale e procedere con l’allattamento al seno. Ma non bisogna dimenticare che anche l’attenzione alla bilancia durante la dolce attesa è importante sotto questo aspetto. Pensate solo che quando le gestanti sono in chiaro sovrappeso i batteri presenti nelle feci del neonato che verrà sono qualitativamente diversi rispetto a quelli della madre che ha controllato il peso durante la gravidanza, con il piccolo che in questo secondo caso avrà una popolazione batterica “migliore”, costituita soprattutto da bifidobatteri .

Venendo alla modalità del parto sicuramente è da preferire il parto per via vaginale, pur considerando che il microbiota, fortunatamente, potrà modificarsi anche in senso positivo con il passare degli anni. In questo percorso, l’allattamento diventa uno strumento che contribuisce a disegnare i ceppi batterici predominanti nel microbiota del tubo digerente. Ed in questo senso rappresenta un affascinante elemento di studio.

 

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