Il termine biomassa – la massa determinata dagli esseri viventi – fa venire in mente gli studi di ecologia e in effetti molto spesso proprio a questo campo sono destinati i calcoli e le stime della biomassa. Un gruppo di ricercatori inglesi in collaborazione con il dipartimento di statistica e informatica sanitaria dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di Ginevra ha pensato però di calcolare la biomassa umana, per avere un’idea più precisa di “quanto pesa” l’uomo e di quali impatti tale peso possa avere sull’umanità stessa e sul pianeta in cui viviamo in termini di aumento della richiesta di energia, di cibo e di risorse.
E stando ai risultati dello studio, pubblicati qualche tempo fa sulla rivista BMC Public Health, la popolazione adulta nel mondo pesa circa 287 milioni di tonnellate. Il dato di per sé può essere difficile da leggere e comprendere in tutto il suo significato, ma è importante sottolineare che ben 15 milioni di questa biomassa (il 5% della biomassa totale) è dovuto al sovrappeso e 3,5 milioni di tonnellate (1,2% del totale) all’obesità. Colpiscono anche le differenze nella distribuzione della biomassa: il Nord America ha il 6% della popolazione mondiale e ben il 34% della biomassa legata all’obesità, mentre per l’Asia, con il 61% della popolazione mondiale, la biomassa legata all’obesità si ferma al 13%. Da questi dati emerge con chiarezza l’importanza di tenere sotto controllo l’aumento di peso delle popolazioni, consapevoli del fatto che un eccesso di peso fa male alla salute e incide in modo negativo sull’ambiente aumentando le richieste di energia e risorse.
Secondo un report del Centers for Disease Control and Prevention statunitensi, il peso medio di una donna americana oggi è pari a quello di un uomo nel 1960: attorno ai 75 kg. E gli uomini, nello stesso periodo, hanno fatto registrare un aumento ponderale di circa 13,5 kg. Certo l’aumento dell’altezza media della popolazione (2,5 cm circa secondo il documento) ha un ruolo nell’aumento del peso medio, ma dà ragione solo di una parte di tale incremento. Il resto è legato, secondo gli esperti, al consumo di alcuni cibi meno sani (per esempio il cosiddetto “junk food”) e, non ultimo, alla riduzione dell’esercizio fisico e del movimento in genere.
L’incremento dell’indice di massa corporea nella popolazione mondiale, sempre più spostato verso sovrappeso e obesità, è un problema enorme che riguarda anche molti Paesi in via di sviluppo e che deve essere combattuto su diversi livelli. A partire già da quello personale, con scelte alimentari e di stili di vita sani: modificare il proprio peso corporeo cercando di ridurre gli eccessi è uno strumento incredibilmente efficace per migliorare la salute e prevenire l’insorgenza di numerose patologie spesso definite “malattie del benessere”, dalla sindrome metabolica alle malattie cardiovascolari, senza dimenticare alcuni tipo di tumore.
L’impatto negativo di sovrappeso e obesità sulla salute è ormai ben noto. Come si legge nel sito del Ministero della Salute, l’eccesso di peso e in particolare l’obesità rappresentano un importante fattore di rischio per malattie croniche già citate nel precedente paragrafo oltre che di problemi a ossa e articolazioni, tanto che all’eccesso ponderale si possono attribuire il 44% dei casi di diabete di tipo 2, il 23% di quelli di cardiopatia ischemica e il 41% di alcuni tipi di tumori (endometrio, colon retto, rene, colecisti, prostata e mammella). Anche in questo scenario però, la buona notizia c’è: gran parte dei casi di sovrappeso e obesità è legata a uno stile di vita scorretto ed è quindi prevenibile. E le regole da seguire sono anche piuttosto semplici, anche se devono essere adattate al singolo individuo: mangiare bene (ottima la dieta mediterranea), muoversi di più ed eliminare comportamenti poco salutari, tra i quali l’abuso di alcol. L’ideale è partire sin da piccoli, ma non è mai troppo tardi per migliorare le proprie abitudini.
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