Lo studio rappresenta in qualche modo una novità nel panorama delle osservazioni sul tema. La ricerca ha esaminato il rapporto tra quanto si mangia abitualmente e le capacità cognitive su una popolazione seguita per tutto l’arco della vita fino ai 70 anni. La ricerca quindi mostra quanto e come l’alimentazione possa influire sul declino cerebrale e aiutare nei confronti del decadimento cognitivo, favorendo l’Healthy Aging. L’indagine è stata condotta da Kelly Cara, della Gerald J. and Dorothy R. Friedman School of Nutrition Science and Policy presso la Tufts University.
In particolare, lo studio conferma una tendenza già osservata: una dieta ricca di alimenti di origine vegetale che contengono alti livelli di antiossidanti e grassi mono e polinsaturi, può supportare la salute del cervello riducendo lo stress ossidativo e migliorando la condizione circolatoria.
Per giungere a questa conclusione sono stati impiegati i dati di 3.059 adulti del Regno Unito che sono stati arruolati da bambini in uno studio chiamato National Survey of Health and Development. Tutti i partecipanti hanno fornito dati su assunzioni alimentari, risultati cognitivi e altri fattori tramite questionari e test nel corso di oltre 75 anni. Analizzando le assunzioni alimentari dei partecipanti in cinque controlli in relazione alla loro capacità cognitiva in sette diversi periodi negli anni, gli studiosi coordinati da Cara hanno scoperto che la qualità della dieta era strettamente collegata alle tendenze della capacità cognitiva generale.
Un esempio? Solo circa l’8% delle persone con diete nutrizionalmente non proprio ideali per qualità e quantità di nutrienti ha mantenuto un’elevata capacità cognitiva. Dall’altra parte della barricata, quasi sette persone su cento che invece hanno seguito regolarmente quelle che possono essere considerate le norme della dieta mediterranea si sono trovate con una ridotta capacità cognitiva nel tempo rispetto ai loro coetanei. Cosa significa? Parliamo ancora di invecchiamento. Stando agli esiti dello studio, intorno ai 68-70 anni, l’alimentazione sana nelle età precedenti ha portato a capacità cognitive maggiori con miglior conservazione della memoria di lavoro, della velocità di elaborazione e delle prestazioni cognitive generali rispetto a quelli del gruppo cognitivo più basso.
Con le buone abitudini bisogna iniziare presto. Questo è il principale messaggio dello studio, che rivela come l’assunzione dei cibi nella prima infanzia può influenzare le nostre decisioni alimentari più avanti nella vita. E soprattutto, la ricerca mostra come effetti cumulativi della dieta nel tempo sono collegati alla progressione delle nostre capacità cognitive globali. L’apporto alimentare è stato analizzato con l’Healthy Eating Index 2020, che misura quanto la propria dieta sia in linea con le linee guida dietetiche per gli americani 2020-2025. I partecipanti allo studio che hanno mantenuto le capacità cognitive più elevate nel tempo rispetto ai loro coetanei tendevano a mangiare più cibi consigliati come verdure, frutta, legumi e cereali integrali e meno sodio, zuccheri aggiunti e cereali raffinati.
Conclusione: le abitudini che prevedono gruppi di alimenti vegetali interi o meno lavorati, tra cui verdure a foglia verde, fagioli, frutta intera e cereali integrali, possono essere maggiormente protettivi. Anche per il cervello. Per un invecchiamento in salute e per mantenerci in forma, assieme ad uno stile di vita sano che preveda il controllo del peso, una regolare attività fisica e il rapporto con gli altri. Per nutrire la mente, oltre al corpo.
Fonti:
https://nutrition.org/N24/
https://www.eurekalert.org/news-releases/1048952