A segnalare una volta di più il rapporto tra cibo e traiettoria della senescenza è una ricerca – apparsa su American Journal of Clinical Nutrition che mostra chiaramente come un adeguato apporto proteico risulti associato all’invecchiamento in salute.
Lo studio è stato condotto da esperti della Tufts University e della Harvard School of Public Health di Boston, sulla scorta delle informazioni contenute nelle banche dati del Nurses’ Health Study (NHS). Questo archivio raccoglie dati su una popolazione di più di 48mila operatrici sanitarie.
Sono state selezionate 3.721 partecipanti con un’età media di 48,6 anni all’inizio dello studio; il 38,6% aveva un BMI maggiore di 25, il 22,9% erano fumatrici abituali e l’88,2% era sposata. L’invecchiamento sano è stato definito come assenza di 11 gravi malattie croniche (cancro, diabete di tipo 2, infarto del miocardio, intervento di bypass aorto-coronarico o angioplastica coronarica, insufficienza cardiaca congestizia, ictus, insufficienza renale, BPCO, morbo di Parkinson, sclerosi multipla e sclerosi laterale amiotrofica) oltre a buona salute mentale e nessuna compromissione delle funzioni cognitive o fisiche.
Il consumo medio totale di proteine delle partecipanti allo studio come percentuale di energia era del 18,3%, leggermente superiore alla media del 16,0% nella dieta statunitense. Di queste, il 13,3% derivava da alimenti di origine animale, il 3,6% da latticini e il 4,9% da vegetali. Dall’indagine emerge una correlazione positiva tra l’assunzione di proteine nella mezza età e un invecchiamento sano successivo misurato all’età di 70-93 anni, più significativa per le fonti proteiche vegetali.
Le proteine di origine vegetale sono state anche associate a probabilità maggiori di un buono stato mentale. La ricerca indica quindi come un valido apporto proteico nella mezza età possa favorire la riduzione del rischio di fragilità nell’anziano.
Fonte: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0002916523662823