Per prima cosa bisogna fare un po’ di chiarezza sui termini. In caso di allergia al latte – che è possibile diagnosticare con certezza grazie a specifici test – l’organismo riconosce come estranee alcune proteine di questo alimento scatenando una reazione allergica vera e propria, che coinvolge il sistema immunitario. L’intolleranza al lattosio (lo zucchero presente nel latte e nei prodotti derivati) è invece una condizione causata dalla carenza o dalla mancanza completa di un enzima chiamato lattasi. Per poter essere digerito correttamente, infatti, il lattosio deve essere prima trasformato nelle sue due componenti “base”, glucosio e galattosio, proprio dalla lattasi. Se l’enzima non c’è o è presente a livelli troppo bassi, questa trasformazione non avviene e si possono presentare quindi sintomi gastrointestinali come gonfiore e dolori addominali quando si consumano latte o prodotti da esso derivati.
Anche se il livello di lattasi nell’organismo si riduce fisiologicamente con il passare degli anni, molte persone possono comunque consumare latte e latticini per tutta la vita senza particolari problemi. Del resto in Europa, la carenza di lattasi è presente nel 5% circa della popolazione bianca, con marcate variazioni a seconda del Paese (è più comune nei paesi del Sud, meno presente in quelli del Nord).
La buona notizia per quanto riguarda l’intolleranza al lattosio è che oggi è possibile arrivare a una diagnosi precisa grazie a un test basato sul respiro, il breath test al lattosio. Le persone intolleranti che non vogliono rinunciare a latte e latticini possono scegliere i prodotti cosiddetti delattosati, con contenuto di lattosio minimo o addirittura nullo, e optare per formaggi stagionati in genere meno ricchi in lattosio rispetto quelli freschi. Vanno bene anche lo yogurt e il latte fermentato, nei quali il processo di modifica del lattosio è già in parte svolto e può essere portato avanti grazie alla lattasi dei probiotici assunti assieme all’alimento. Leggere le etichette resta comunque fondamentale: il lattosio è presente infatti in molti prodotti industriali “insospettabili” come per esempio gli affettati, ma grazie alle nuove regole sull’etichettatura, la sua eventuale presenza deve essere messa ben in evidenza sulla confezione.
Fonte:
EUFIC – Le allergie e le intolleranze alimentari.
http://www.eufic.org/article/it/expid/basics-allergie-intolleranze-alimentari/