Healthy Aging, quanto conta una adeguata alimentazione per preservare il cervello nella terza età

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Recentementela Gerontological Society of America (GSA) ha pubblicato un documento che mette in luce quanto la dieta sia importante nel mantenimento del benessere del sistema nervoso e, di conseguenza, sulle abilità cognitive negli anziani.

L’analisi dei modelli alimentari che appaiono in grado di preservare dal declino cognitivo punta l’attenzione su specifici paradigmi alimentari, che possono in qualche modo influire sulla traiettoria di benessere cerebrale dell’anziano. In chiave di Healthy Aging, si rileva come alcune abitudini alimentari siano associate ad una maggiore performance cognitiva con un potenziale rallentamento dei processi neurodegenerativi. In particolare, in questa chiave, appaiono importanti l’alimentazione mediterranea e due approcci nutrizionali impostati su questo modello, come la dieta MIND (Mediterranean-DASH Intervention for Neurodegenerative Delay) e la stessa DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension).

L’alimentazione da proporre ai pazienti

Il documento segnala come un’alimentazione variata in termini di macro e micronutrienti sia fondamentale e sostanzialmente punta l’attenzione sull’approccio “Plant Based” tipico di questi modelli. Da privilegiare, secondo gli autori del paper, è infatti il consumo di vegetali, con particolare attenzione ai vegetali a foglia verde, oltre a legumi, cereali integrali, frutta a guscio, pesce e carni bianche. Si parla ovviamente anche di olio extravergine di oliva. Da limitare, invece, l’introito di proteine animali da carni rosse e gli alimenti processati, oltre a latticini particolarmente grassi, ai dolci e a modalità di cottura come la frittura.

Secondo gli esperti occorre prestare attenzione a possibili carenze che si possono verificare nel corso del processo di senescenza, con un’analisi dei comportamenti alimentari delle persone, anche in buona salute. In particolare si ricorda l’importanza della valutazione del modello dietetico, in senso qualitativo, ponendo questioni specifiche sulle porzioni di frutta e verdura consumate ogni giorno e sulla frequenza di assunzione di alimenti potenzialmente non salutari. A questo punto si può procedere con la fase del “counselling” nutrizionale con indicazioni specifiche caso per caso e soprattutto spingere verso eventuali modifiche delle abitudini, anche cercando di comprendere le motivazioni (economiche, sociali o di palatabilità) in grado di influenzare le scelte alimentari, offrendo anche potenziali soluzioni in grado di migliorare il regime a tavola.

Fonte: Insights & Implications in Gerontology: The Vital Role of Nutrition in Brain Health

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