A segnalare questa situazione sulla rivista BMJ Global Health sono gli studiosi della School of Food Science and Nutrition presso l’Università di Leeds, in una metanalisi molto ampia ed accurata.
L’indagine, coordinata da Xiaomian Tan e Bernardette Moore, ha preso in esame diverse migliaia di analisi realizzate in 44 Paesi diversi, coinvolgendo under 25 in cui sono stati registrati, oltre al peso, anche i valori ematici di ferro, vitamine e minerali. Cosa emerge? Sostanzialmente che la carenza di ferro si associa ad eccessi nell’alimentazione.
Dagli stessi esperti giunge un monito: un’infiammazione prolungata porta a malattie cardiache, diabete e fegato grasso. La sana alimentazione può diventare la chiave di volta per affrontare la situazione. È infatti dimostrato che l’aumento dell’attività fisica e il miglioramento della dieta riducono l’infiammazione e migliorano le dinamiche del ferro nei bambini.
Il quadro cambia radicalmente quando si prendono in esame i bimbi poco nutriti. Quando si vanno a vedere i deficit di zinco e vitamina A ci si accorge che, a differenza di quanto appunto avviene per il ferro, queste si osservano solamente nei piccoli denutriti. La chiave di lettura che offre lo studio è che i meccanismi che sottostanno alla carenza di ferro sono diversi in caso di ipo e ipernutrizione. In questo secondo caso, infatti, il deficit sarebbe da collegare all’infiammazione che interrompe i meccanismi regolatori dell’assorbimento del ferro. Il dato appare di estrema importanza anche e soprattutto, almeno nelle nostre aree, per la prevalenza elevata di malnutrizione per eccesso nei bambini e conseguente sviluppo di sovrappeso ed obesità. Ancora una volta, infatti, si palesano due situazioni epidemiologiche contrastanti.
Se è vero infatti che la nutrizione insufficiente rappresenta un tema da affrontare con grande impegno nei paesi a basso e medio reddito – dove le carenze alimentari possono anche rappresentare una causa di mortalità per i bambini piccoli – è altrettanto innegabile che deficit di vitamine e minerali possano verificarsi anche nelle persone in sovrappeso e obese e che seguono una dieta povera di nutrienti ma ricca di energia. Anche la “dinamica” dell’obesità appare legata a meccanismi diversi. Se nelle aree più ricche del pianeta si associa spesso al consumo di un’alimentazione ricca di grassi, zuccheri, sale ed energia, nei paesi a basso e medio reddito l’obesità è spesso associata alla povertà e a diete con scelte limitate di alimenti di base come mais, grano, riso e patate.
Quindi molti paesi in via di sviluppo si trovano ora ad affrontare un doppio carico di malnutrizione e di ipernutrizione a causa del rapido aumento della prevalenza globale dell’obesità negli ultimi decenni, soprattutto tra i bambini di età compresa tra i cinque e i 19 anni. Occorre quindi, su scala globale, prestare attenzione ad un fenomeno doppio e contrastante, che si verifica, a detta degli studiosi che hanno redatto lo studio, soprattutto in Africa e Asia. Nei due continenti infatti si sta sperimentando una “doppia” malnutrizione a causa della crescita economica e della transizione verso una dieta ad alto contenuto di zuccheri e grassi di tipo occidentale. Tra il 2000 e il 2017, il numero di bambini in sovrappeso sotto i cinque anni in Africa è aumentato da 6,6 a 9,7 milioni, e in Asia da 13,9 a 17,5 milioni. Allo stesso tempo, si è registrato un aumento del numero di bambini con ritardo della crescita sotto i 5 anni, da 50,6 a 58,7 milioni in Africa.