Non ci sono dubbi: senza acqua non ci sarebbe vita, tanto che uno dei principali problemi degli organismi viventi sin dalle prime fasi dell’evoluzione, è stato proprio evitare la disidratazione. Per arrivare a questo obiettivo le diverse specie hanno sviluppato meccanismi ad hoc, spesso molto complessi e legati al particolare ambiente nel quale l’organismo vive. E l’uomo non fa certo eccezione. La sete è uno dei principali meccanismi attraverso il quale l’uomo regola il proprio equilibrio idrico e oggi gli esperti hanno chiarito i dettagli molecolari e fisiologici di tale processo.
La sete però è solo uno degli strumenti che il corpo utilizza per regolare i liquidi: ci sono anche il sudore e l’urina e altre strategie che richiedono l’intervento di diversi organi e mediatori come per esempio gli ormoni. Inoltre l’uomo non beve solo perché ha sete, ma anche per riscaldarsi in una fredda giornata d’inverno o rinfrescarsi in estate, per rimanere sveglio (grazie a bevande stimolanti) o anche per puro piacere. Questo può mettere in difficoltà il sistema di regolazione dell’equilibrio idrico, soprattutto perché spesso in questi casi non si introduce solo acqua ma anche altre sostanze come zuccheri (bevande zuccherate, succhi di frutta), grassi (latte) o stimolanti (caffè o energy drink). La parola d’ordine quando si parla di acqua e salute è senza dubbio equilibrio: l’assenza di acqua è letale nel giro di pochi giorni, ma anche l’eccesso può portare a conseguenze molto pericolose per la salute.
Un articolo pubblicato sulla rivista Nutrition Reviews fa il punto sul rapporto acqua-idratazione-salute esaminando in dettaglio gli effetti dell’idratazione su diversi aspetti della salute umana, inclusi quelli neurologici e psicologici. L’acqua, e in particolare la sua mancanza che si traduce in disidratazione, può infatti influenzare le capacità cognitive e l’umore, soprattutto nelle persone molto giovani, negli anziani, in chi vive in climi particolarmente caldi o svolge attività fisica particolarmente pesante.
Gli studi dimostrano che nei bambini e negli anziani una disidratazione anche lieve può avere conseguenze negative sulla concentrazione, l’attenzione e la memoria a breve termine e se il livello di disidratazione aumenta possono essere danneggiate anche le capacità psicomotorie. La buona notizia è che, in genere, raggiungendo nuovamente un corretto livello di idratazione questi disturbi scompaiono senza lasciare particolari conseguenze. E non è tutto. L’assenza di acqua sembra avere un ruolo anche nello sviluppo del mal di testa e nel prolungamento della sua durata, ma non è corretto pensare che bere sia una efficace strategia per prevenire cefalee o emicranie.
Riassumere in poche righe gli effetti della carenza di acqua sui diversi organi e apparati è impossibile. Di certo la corretta idratazione è fondamentale per la salute sotto diversi aspetti: permette lo svolgimento delle reazioni chimiche, regola la temperatura corporea, consente la digestione e l’assorbimento dei nutrienti, e molto altro ancora. Entrando più in dettaglio nella fisiologia, si nota che il buon funzionamento dell’apparato digerente non può fare a meno dell’acqua. I liquidi introdotti sotto forma di cibo e bevande aiutano i processi digestivi e vengono riassorbiti assieme ai nutrienti soprattutto dall’intestino tenue, in grado di assorbire fino a 15 litri al giorno.
Ma i liquidi servono anche per facilitare la formazione delle feci e il loro transito, come dimostra il fatto che le persone disidratate spesso soffrono anche di stipsi. Anche reni e cuore non possono fare a meno dell’acqua per funzionare. I reni funzionano come potenti filtri che puliscono il sangue dai prodotti di scarto e producono le urine attraverso le quali tali prodotti vengono eliminati. Senza acqua i reni non riescono a volgere il loro compito e rischiano di mandare in tilt l’intero equilibrio idrico dell’organismo, importante anche per il cuore. Volume ematico, pressione sanguigna e frequenza cardiaca sono infatti strettamente legati tra di loro e con l’idratazione: nelle persone sane per esempio piccoli cambiamenti nella frequenza del battito e vasocostrizione si verificano di continuo per bilanciare l’effetto delle normali fluttuazioni del volume ematico e le loro conseguenze sulla pressione.
Fonte:
Popkin, BM et al. Nutr Rev. 2010 Aug;68(8):439-58.