Le allergie alimentari, che fanno parte della più ampia categoria delle “reazioni avverse al cibo” nella quale rientrano anche le intolleranze, riguardano milioni di persone in tutto il mondo e in alcuni casi possono rivelarsi anche letali. Non è semplice ottenere dati precisi sulla diffusione di queste allergie dal momento che le reazioni avverse ai cibi sono molto numerose e il rischio di confondere con allergia un disturbo di diversa natura è elevato.
Circa una persona su tre infatti ritiene di essere allergica, ma a conti fatti le “vere” allergie riguardano il 2% circa della popolazione adulta e il 3-7% dei bambini che nella maggior parte dei casi superano l’allergia in età scolare.
I dati a livello italiano sulla prevalenza delle reazioni avverse al cibo sono piuttosto scarsi, ma dalle prime linee guida europee sulle reazioni alimentari e l’anafilassi, pubblicate dall’Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica (EAACI), emerge che il 6-17% della popolazione europea soffre di allergia alimentare di qualche tipo. E le percentuali sono più elevate nei bambini rispetto agli adulti e nei paesi dell’Europa Nord-Occidentale rispetto alle altre aree del vecchio continente.
Non esistono ad oggi strategie che garantiscano di evitare lo sviluppo di allergie alimentari nei bambini e i dati disponibili sull’argomento sono ancora contrastanti. Scegliere il momento più adatto nel quale introdurre nella dieta del piccolo un determinato alimento è una delle vie di prevenzione proposte, ma restano dubbi su quale sia questo momento: in passato si suggeriva di aspettare i tre anni di età per i cibi più allergenici, mentre studi recenti suggeriscono di introdurli nel corso del primo anno di vita. Resta però un punto fermo nello sviluppo del sistema immunitario (e di conseguenza nella probabilità di sviluppare allergie) dei più piccoli: la mamma.
Lo spiega Lindsay Hurd, prima autrice di uno studio pubblicato lo scorso anno sulla rivista ICAN: Infant, Child & Adolescent Nutrition nel quale si sostiene che agire sulla dieta della mamma sin dal concepimento abbia un peso elevato sullo sviluppo del sistema immunitario del piccolo. Al centro dell’attenzione della ricercatrice c’è il continuo scambio di “informazioni immunitarie” tra mamma e figlio, che parte con l’inizio della gravidanza e prosegue durante l’allattamento e fino ai due anni di età circa, quando il sistema immunitario del bambino sarà indipendente da quello della mamma. Con un’alimentazione completa, ricca di fibre e di grassi buoni, la mamma nutre l’esercito di microrganismi (il microbiota) intestinali, fortificando il proprio sistema immunitario a beneficio anche del figlio. Importante anche che la futura mamma verifichi la presenza di eventuali allergie alimentari già prima del concepimento ed eviti di consumare cibi che potrebbero produrre anticorpi contro quegli alimenti.
In linea teorica tutti gli alimenti possono scatenare una reazione allergica nella persona predisposta, ma a conti fatti sono 8 quelli responsabili del 90% circa di tutte le allergie alimentari: uova, latte, arachidi, noci, pesce, crostacei, grano e soia.
Gli esperti europei che hanno redatto le linee guida EAACI hanno definito in modo quantitativo la prevalenza delle allergie alimentari in Europa, dove in cima alla classifica dei cibi più allergenici c’è il latte vaccino (6% della popolazione), seguito dal grano (3,6%) e dalle uova (2,5%). Anche tra i bambini le allergie più comuni riguardano latte vaccino e uova. Non bisogna dimenticare che la diffusione delle reazioni avverse al cibo è legata alle abitudini di vita e questo spiega perché, per esempio, negli Stati Uniti l’intolleranza più diffusa è quella alle arachidi, mentre nei Paesi scandinavi quella al pesce.
Gestire le allergie dei più piccoli è sicuramente impegnativo, ma ci sono alcune semplici regole che un genitore può seguire per rendere più sicuro possibile il rapporto del proprio figlio con il cibo. Prime tra tutte leggere con estrema attenzione le etichette ed evitare gli alimenti che contengono anche solo tracce dell’alimento allergenico e comunicare ogni volta che il piccolo mangia fuori casa (anche a scuola) quali sono i cibi che devono essere evitati.
Fonti:
1. EUFIC – Le allergie e le intolleranze alimentari.
2. Epicentro – Intolleranze alimentari. Aspetti epidemiologici.
3. EAACI Guidelines. Food Allergy and Anaphylaxis. European Academy of Allergy and Clinical Immunology (EAACI) 2014.
4. Hurt L. ICAN: Infant, Child and Adolescent Nutrition 2015; vol. 7, 4:212-216.
5. ACAAI – Food Allergy.